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#fundraising per la #politica n°104: il convegno annuale AssoComPol

IMG_1976Si è concluso sabato 17 dicembre, all’Università degli Studi di Urbino, il quinto convegno nazionale dell’Associazione Italiana di Comunicazione Politica. Il tema del 2016 è stato: “Dopo i voti nazionali, locali e referendari”.

Molte le relazioni interessanti e gli ospiti di rilievo. Tra questi: Claes De Vreese, Lars Nord, Ilvo Diamanti, Alessandra Ghisleri, Giancarlo Gasperoni, Marco Cacciotto, Gianpietro Mazzoleni, Franca Roncarolo, Paolo Natale, Luigi Ceccarini e molti altri esperti in comunicazione e sondaggi politici. Si è parlato delle ultime campagne elettorali, del referendum e dei sondaggi che spesso precedono ogni tornata elettorale.

Si è parlato anche di fundraising per la politica e proprio durante la mia relazione e il confronto successivo, mi sono accorto di alcune cose.  La mia impressione è che ci sia ancora molto, molto da lavorare per portare il fundraising per la politica al centro delle campagne elettorali e della scena politica.

Alcuni interventi sono stati davvero utili e molti hanno confutato i dati delle ultime ricerche comparative sul fundraising che abbiamo presentato. In particolare, una ricerca ha dimostrato che solo l’1,02% dei candidati alle ultime elezioni comunali ha chiesto fondi attraverso i social network, in particolare Facebook e Twitter.

Una seconda ricerca ha chiaramente dimostrato che in una campagna elettorale contano principalmente messaggio, immagine e comunicazione. Il fundraising per la politica ancora non esiste in Italia!! Eppure il 2017 è domani.

Altro tema: la corruzione. Alla domanda “la corruzione è tema di campagna elettorale?” le ricerche hanno risposto di no.  Quando si avvicina la data delle elezioni, l’argomento tende a scomparire dai media. Per il fundraising, che si basa su etica e codici di condotta, questo non è certo un bene. Sarà forse che l’Italia ha nostalgia della Prima Repubblica e del finanziamento illecito ai partiti?

Non si può affermare che una campagna elettorale ha costi alti e che molte spese non sono sostenibili se poi non si prova a fare seriamente fundraising o people raising. Parlo di fundraising e non di raccolta di monete.

C’è sicuramente molto da lavorare, non solo con la politica e i politici, ma con gli addetti ai lavori, cioè i consulenti e, in parte, con gli accademici. I consulenti non possono e non devono continuare a ignorare il fundraising. Il concetto che il fundraising non sia uguale a raccolta fondi è chiaro a pochi. L’idea che il fundraising per la politica sia qualche cena, un po’ di raccolta online e il crowdfunding è purtroppo molto diffusa.  Il fundraising è molto altro! È partecipazione, è coinvolgimento dell’elettore, è sua fidelizzazione nel tempo. Tutto quello che manca oggi alla politica!

Una considerazione finale riguardo i consulenti stranieri. Nelle campagne elettorali, l’intervento poco efficace di alcuni consulenti stranieri ha dimostrato che il nostro Paese non è né gli Stati Uniti d’America né la Spagna o il Regno Unito. Ognuno ha le proprie tecniche, la propria cultura, i propri elettori.  Il copia incolla non paga e le ricette magiche non esistono.

Un ringraziamento particolare agli organizzatori del convegno: Martina Di Pierdomenico e Giada Fiorucci e ai professori Ilvo Diamanti, Giovanni Boccia Artieri e Luigi Ceccarini. Al prossimo anno!

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