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#fundraising per la #politica n°107: alla ricerca della trasparenza

9339573214_470797dd46_b-845x321Il fundraising contiene una promessa, una sorta di undicesimo comandamento: “rendiconta in maniera trasparente le spese ai tuoi donatori”. Chi dona, ha diritto a sapere come sono stati spesi i suoi soldi.

La trasparenza è un pilastro fondamentale per il fundraising. Altrimenti sono chiacchiere, improvvisazione e raccolta di monetine.

Se nel Terzo Settore sono poche le organizzazioni davvero trasparenti (che poi chi dovrebbe controllarle o sanzionarle?), in politica va ancora peggio. Il campo è minato ed una regola per evitare di saltare in aria dovrebbe essere quella di rendicontare dichiarando anche chi sono i propri sostenitori. I nomi e cognomi sono fondamentali per capire chi c’è dietro delle somme di denaro.

Prendiamo il caso delle ultime elezioni comunali. La legge in materia è chiara. Bisogna dichiarare i nominativi dei donatori che hanno donato somme al di sopra dei 5.000 euro. A mio avviso, la soglia è troppo alta. Il limite dovrebbe essere di 200 euro o anche meno, proprio come accade in molti Paesi che utilizzano il fundraising per raccogliere fondi a sostegno delle attività politiche.

I candidati a sindaco dell’ultima tornata elettorale hanno correttamente depositato l’elenco dei fondi raccolti alle rispettive Corti di Appello ma la stragrande maggioranza ha dichiarato le somme e non i donatori. Non può e non deve funzionare così se vogliamo avere speranze di supportare, anche in Italia, la politica attraverso il fundraising. Virginia Raggi, sindaco di Roma, ha dichiarato le somme raccolte ma non c’è traccia dei nomi dei donatori. Chiara Appendino e Stefano Fassina hanno pubblicato i nomi dei donatori ma il cognome è rappresentato solo dalla prima lettera dello stesso.  Tutto corretto, ma si potrebbe fare di più e meglio.

Buona fortuna fundraising per la politica!

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