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Fundraising e politica: 6

Per organizzare le campagne elettorali servono soldi e contatti. Soldi per i manifesti, per le brochure, per i volantini, per i gadget, per gli spot, per le manifestazioni di piazza, per un sito web, ecc..soldi per alimentare e collegarsi alla propria rete di conoscenze e soprattutto, per connettersi a nuove reti. Un candidato, per pagare la propria campagna elettorale o deve autofinanziarsi oppure deve chiedere aiuto ad amici, parenti, simpatizzanti o al Partito (che poi, a sua volta, riceverà cospicui “rimborsi elettorali”dallo Stato).

Una domanda però mi assilla da qualche tempo: perché alcuni candidati si vantano di usare poco denaro per le loro campagne elettorali, o peggio, di non accettare soldi da altri? Che male ci sarebbe, per esempio, se io decidessi di sostenere un candidato pagandogli, per esempio, 5000 manifesti? Oppure, che c’è di vergognoso se io decidessi di donargli 10 euro per la sua campagna elettorale o per pagare le spese della locale sede del suo comitato elettorale? Questo si chiama fundraising.

Leggevo ieri su un quotidiano la considerazione di un candidato a sindaco: “ho speso per la mia campagna elettorale solo 4.300 euro. Noi non prendiamo soldi da nessuno”.  Questo vuol dire che devi essere solo ricco per affrontare una campagna elettorale. Alla base del consenso c’è la conoscenza. Se non ti vedono, non ti votano. Se i cittadini non conoscono un programma elettorale, cosa condivido con il candidato?  Per diffondere informazioni servono soldi, utilizzare solo il web non basta. Così come non basta essere presente solo sui social network o solo sui manifesti 100×70.  Non tutti apprendono notizie dallo stesso canale. A mio avviso, i suddetti 4300 euro sono stati soldi sprecati, non sufficienti, non efficaci.

Negli Stati Uniti d’America, patria del fundraising politico, se il cittadino sostiene economicamente una campagna elettorale, voterà sicuramente per quel partito o per quel candidato. E’ pura logica o puro interesse: se dono soldi a sostegno della campagna elettorale di Jo Red è perché mi fido di Jo Red, se mi fido di Jo Red tanto da dargli dei soldi, perché non dovrei votarlo? 

In Italia, durante quest’ultima campagna elettorale, i candidati a sindaco che hanno cercato di raccogliere fondi, hanno fatto una confusione enorme. Per esempio. A Torino, all’inizio della campagna elettorale del candidato del PD Piero Fassino, era possibile sostenere lo stesso, con una donazione minima di 100 euro (poi scesi a 5 euro causa “mancaza rimborsi elettorali per le elezioni comunali“…). 100 euro sono una somma notevole. Perché non partire subito da 2 euro? L’uomo più potente della terra, Barack Obama, chiede 1 dollaro per comprare “un pezzetto” della sua prossima campagna elettorale.

In altre città, alcuni candidati a sindaco si sono limitati a raccogliere fondi con le cene elettorali. Poi il nulla. Taluni hanno addirittura inaugurato il proprio sito web a dieci giorni dalle elezioni e così facendo, hanno escluso una fetta importante dell’elettorato…e meno male che tanti hanno speso delle fortune affidandosi a prezzolati spin doctors.

In politica ci sarebbe tanto da fare per aumentare la partecipazione e il consenso e per far “sentire” ai cittadini il candidato Jo Red come il “proprio” candidato.

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