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Fundraising e giovani donatori: quale strategie?

Joe Wade, esperto di marketing per il settore non profit sostiene che i metodi tradizionali di racconta fondi non funzionano più con i giovani. L’approccio andrebbe migliorato, diversificato e implementato.

Una recente ricerca del prestigioso istituto britannico Charities Aid Foundation sostiene che il divario tra le donazioni dei cittadini con oltre 60 anni e quelli al di sotto dei 30 anni si è molto ampliato negli ultimi trent’anni. Più della metà delle donazioni oggi proviene dagli over 60.

Secondo Wade bisognerebbe pensare in maniera differente partendo dal capire cosa può spingere un giovane al di sotto dei 25 anni a sostenere una buona causa.

In primis, bisognerebbe investire nella creazione di leader all’interno dei social network che possano essere una sorta di ambasciatori della buona causa, dovrebbero quindi dare l’esempio e coinvolgere gli altri.

I grandi marchi del profit hanno le loro strategie per convincere i giovani a comprare i loro prodotti. Il Non profit dovrebbe comportarsi nello stesso modo…anche se da noi in Italia la parola investimento nel vocabolario del non profit è quasi assente…oppure è inserite nella voce “sprechi”.

Come coinvolgere giovani? Wade fa un pratico esempio: creare eventi solo per pubblicizzare una buona causa (quindi senza raccogliere fondi) così come si creano eventi per lanciare auto, nuovi telefonini..ecc. L’evento dovrebbe essere ad uso e consumo dei giovani..quindi location giusta, musica giusta,….ecc..ecc…

2 Commenti
  1. Fabiana dice

    Considerando che un giovane under 25 normalmente è alle prese con gli studi o la ricerca del primo lavoro, è motivato a sostenere una buona causa solo se ne è direttamente conivolto per motivazioni personali o familiari. Questo non va frainteso con una mancanza di sensibilità dei giovani ma una reale impossibilità a mettere a disposizione risorse econominche che non ha. La dimostrazione è infatti data dall’elevata percentuale di giovani che svolgendo attività di volontariato in associazioni no profit mettendo a disposizione il “tempo” che è la risorsa di cui dispongono in abbondanza.
    Queste considerazioni, probabilmente banali, le ho verificate personalmente negli anni nella mia attività di volontariato in diversi campi del sociale.
    P.s. seguo sempre volentieri il tuo blog.

  2. Raffaele Picilli dice

    Fabiana!! Che piacere leggerti…è una vita che ci conosciamo!
    Il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo.
    Hai ragione, per i giovani è molto più difficile donare soldi perchè la mancanza di lavoro rende la donazione non certo prioritaria.
    Va benissimo e fa benissimo fare volontariato, ma oggi quanti giovani sono disponibili a dedicare tempo e impegno al Non Profit? forse 1 su 1000…e poi, quanti giovani, una volta diventati adulti, continuano ad essere vicini a questo mondo che ormai è un sostituto dello Stato?
    A presto
    Raffaele

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