BeAfundraiser!

Democrazia dal basso e #fundraising per la #politica

Ho letto, con grande interesse, il libro scritto da Maria Cristina Antonucci e Alessandro Fiorenza “Democrazia dal basso, cittadini organizzati a Roma e nel Lazio”. Scrivono gli autori: “nel tempo della crisi della democrazia rappresentativa, un nuovo fenomeno si manifesta con sempre maggiore forza nei rapporti tra cittadini ed istituzioni: la disintermediazione. Da un lato i tradizionali corpi intermedi, come partiti e sindacati, non riescono più a dare voce ai bisogni, ai desideri e alle istanze che vengono dalla società; dall’altro, i cittadini tendono sempre di più ad organizzarsi spontaneamente in comitati autonomi e agiscono per presentare i propri interessi direttamente ai decisori pubblici, riuscendo talvolta a contribuire in maniera determinante ai processi decisionali. È il modello della governance partecipata, nel quale le decisioni collettive vengono assunte grazie al supporto concreto del confronto diretto tra cittadini e istituzioni”

A mio avviso, sono molti i punti di congiunzione tra la “democrazia dal basso” e il fundraising per la politica. Il fundraising per la politica può aiutare i cittadini a riprendersi la politica “tradizionale” e a pretendere che questa funzioni nel modo corretto. L’esempio possono essere proprio i comitati spontanei di cittadini (il libro tratta di questo) che lottano per cambiare, in meglio, il proprio ambiente.

Ecco qualche riflessione personale:

  • il fundraising è un ottimo antidoto all’antipolitica. Riporta il cittadino-donatore al centro dei programmi elettorali
  • il fundraising può essere visto come una nuova forma di protagonismo politico perché può conferire viabilità alle istanze provenienti dal basso
  • il fundraising per la politica può offrire, attraverso una donazione, l’adesione al progetto elettorale. Da qui una maggiore partecipazione del cittadino alla vita pubblica e una rinnovata fiducia, ormai ai minimi storici, verso la politica
  • anche le monitory democracy possono beneficiare del fundraising perché, attraverso il patto donatore/candidato, si limita il potere decisionale del politico. Nasce un patto, non scritto, tra donatore e politica
  • il fundraising permette la nascita di reti, le reti assumono poi rilevanza rappresentativa. Le reti si trasformano quindi in una sorta di lobby con richieste ed interessi precisi
  • le sezioni locali dei partiti sono stati, per decenni, la forza di partiti come Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Oggi i partiti disinvestono nella dimensione territoriale. Il fundraising permette il contrario. Il cittadino deve tornare ad investire, con forza e convincimento pieno, nella dimensione locale (elezioni del proprio comune), in quella regionale o in quella nazionale
  • si stanno chiudendo tantissime sedi periferiche dei partiti, questo sarà l’inizio della scomparsa degli stessi partiti
  • responsabilità: i rappresentati politici devono rispondere del loro mandato e quindi del loro comportamento. Con il fundraising questo vincolo è rafforzato dal patto tra donatore-elettore e politico
  • oggi i cittadini, grazie ai social e alle informazioni in tempo reale, sono in grado di esercitate un notevole potere di pressione sui loro rappresentanti politici. Il fundraising può rafforzare e consolidare questo potere
  • A lungo la democrazia italiana ha sperimentato una scarsa mobilità elettorale. Il fundraising può rendere maggiormente fluido l’elettorato

I commenti sono chiusi.