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Musei Vaticani, #fundraising e un centro commerciale

IMG_2297Dopo alcuni anni sono tornato a visitare i Musei Vaticani. I Musei sono ricchi di opere meravigliose e questo pone il complesso tra i primi dieci del mondo. Il numero dei visitatori è sempre alto e nel 2014 ha superato la soglia del 5 milioni e mezzo. Un crescente boom di presenze attirati da un’area espositiva dislocata in 12 musei di circa 40 mila metri quadrati, dentro una ideale “bacheca” espositiva di 7 chilometri.

Tre cose ho trovato incredibili per un posto del genere: comunicazione online minima, merchandising spinto fino al massimo e assenza di fundraising.

Nei Musei Vaticani non mancano certo le opere d’arte ma c’è una cosa che si nota dopo aver iniziato la visita: la presenza massiccia di negozi dedicati al merchandising: magliette, spille, poster, libri… Non uno o due, ma tanti e spalmati lungo tutto il percorso della visita. Mi sono fermato ogni volta e le merci esposte erano quasi sempre le stesse. Come se non bastasse, ci sono due altri grossi shop, uno all’ingresso e uno molto più grande all’uscita, tanto grande che mi ha ricordato il duty free di un aeroporto realizzato con la stessa tecnica: per uscire, devi passarci per forza dentro.

Ho visitato molti musei e nella lista dei primi venti del mondo me ne mancano pochi, ma non ho mai visto una cosa del genere. Sono assolutamente favorevole al merchandising, ma con misura. Se poi aggiungete che i Musei Vaticani ospitano un ufficio postale, caffè vari e negozio filatelico, la piantina del centro commerciale è quasi completa.

Naturalmente, occupandomi di fundraising, la cosa che ho cercato sia online sia nel Museo sono stati gli inviti a donare fondi o i programmi per i donatori. Non ho trovato assolutamente niente, se non un sito online dedicato ai Patrons, in lingua inglese e con tariffa di accesso minima al club di 250 dollari.  Peccato, un’occasione persa.

 

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