#fundraising per la #cultura: il cancello misterioso e l’Alzheimer istituzionale

Qualche giorno fa ho partecipato ad una visita guidata ad un museo archeologico di proprietà del MIBACT (il Ministero dei Beni Culturali), completamente dedicato agli Etruschi. Una struttura molto recente, con grandi vetrate, ampi spazi e circondata dal verde.

Mi occupo di fundraising da sedici anni ed è naturale per me immaginare quanto si potrebbe migliorare un luogo utilizzando il fundraising. L’occhio critico si attiva in automatico.

Appena arrivo al museo, il primo problema è trovare l’entrata. Sono all’esterno e cerco indicazioni. Trovo un primo cancello ma nessuna insegna, entro ma nessuna porta aperta, solo autovetture posteggiate. Torno sulla strada comunale, cammino per duecento metri seguendo la cancellata perimetrale e trovo un secondo cancello. Anche qui, purtroppo, nessuna insegna, nessun cartello. Entro e dopo un po’, finalmente, trovo un poster a muro che indica che l’edificio in questione è il museo. Il poster, anche se grande, è nascosto dal fogliame di un albero ed è ormai ingiallito dalla luce del sole. Ma non finisce qui. Non trovo ancora l’ingresso, compaiono solo alcune frecce che prima mi portano alla biblioteca comunale (passando davanti alle cabine ENEL) e finalmente, sul lato opposto dell’edificio, all’ingresso vero e proprio.

Quanto costano pochi cartelli? Quanto è difficile trovare uno sponsor che paghi la cartellonistica? Quanto costa potare l’albero? La nuova riforma del Ministro Franceschini parla anche di fundraising…dando forse per scontate le sponsorizzazioni o la preparazione professionale del personale dirigente. Non è così Ministro. Né i musei con autonomia organizzativa né tantomeno quelli senza, riescono ad esprimere le loro tante potenzialità rispetto al fundraising, alle sponsorizzazioni e alle partnership.

La visita era organizzata da un’associazione che si occupa di malattie neurodegenerative. Soci, volontari e pazienti non certamente in piena forma fisica.

La sorpresa grossa doveva ancora arrivare. Il nuovo museo è sviluppato non al piano terraneo ma al primo piano….e naturalmente troviamo l’ascensore guasta o (come mi sembra di capire tra le righe delle giustificazioni del personale) in manutenzione da molto tempo..

Dopo la visita, il presidente dell’associazione Alfonso Mauro, neurologo di lungo corso, scrive sul suo blog un post commentando la visita: “….l’attenzione e l’interesse che hanno caratterizzato la visita hanno dimostrato la bontà dell’iniziativa, stimolando la fantasia anche a sue future riproposizioni. Unico rammarico il Museo. Sconosciuto ai più, fuori dai circuiti istituzionali. Sebbene costruito secondo criteri moderni di modalità espositive mostra già segni di sofferenza a nostro avviso dovuti al suo scarso utilizzo. Sarebbe auspicabile ed opportuno valorizzarlo. Le possibili iniziative non mancano. Da qualche parte deve pur esserci qualcuno con la volontà di realizzarle. In difetto verrebbe perso proprio quello che si vorrebbe recuperare, il ricordo del passato. Paradossalmente un Alzheimer istituzionale…

Non aggiungo altro, ma continuo a chiedermi come si possa gestire un’Istituzione pubblica complessa come un museo, un ospedale, un’università o una scuola consentendo a chi la dirige di non utilizzare modalità di crescita come le tecniche di fundraising. Serve formazione del personale?  I soldi ci sono, basta decidere come spenderli.

Segnalo il laboratorio in fundraising per la cultura organizzato a Napoli l’1 e 2 dicembre da ReWork Space. Qui le info: http://www.coworking-napoli.it/uffici-napoli/index.php/2016/10/20/fundraising-per-la-cultura/