People raising e fundraising: il rapporto tra volontari e dipendenti

 

Prima di parlare del rapporto tra volontari e dipendenti bisogna fare una premessa.

Quando si gestiscono risorse umane a pagamento, il rapporto tra proprietario d’azienda e dipendete o dirigente pubblico e dipendente è legato da un vincolo di subordinazione. Il lavoro subordinato, informalmente detto anche lavoro dipendente, indica un rapporto nel quale il lavoratore cede il proprio lavoro (tempo ed energie) ad un datore di lavoro, in cambio di una retribuzione monetaria, di garanzie di continuità e di una parziale copertura previdenziale.

Nelle organizzazioni di volontariato il presidente o il manager solidale si ritrovano invece a gestire risorse umane volontarie: persone che offrono gratuitamente il proprio tempo senza vincoli di subordinazione.

La differenza è fondamentale perché inquadra immediatamente un problema: la difficoltà di gestire il management nel settore nonprofit. Per questo, a mio avviso, le capacità del “gestore” nel nonprofit devono essere maggiori di quelle del profit.

 

Alcune riflessioni:

  • Alcune volte, nelle organizzazioni sono presenti sia volontari sia dipendenti. I rapporti, le responsabilità e gli obblighi, vanno ben ponderatati. Buona regola è quella di non far fare al volontario quello che fa il dipendente.

 

  • Potrebbe però anche accadere che le due figure facciano cose simili ma deve esserne chiaro a tutti il motivo. Per esempio: l’associazione Croce Viola, impegnata nel servizio di emergenza territoriale, non ha volontari a sufficienza per coprire i turni notturni. A questo punto l’associazione dovrà necessariamente assumere personale per assicurarsi che i mezzi di soccorso siano operativi di notte. Quindi, la mattina i turni saranno coperti da volontari e la sera da personale pagato.

 

  • Lo stresso discorso potrebbe valere per l’acquisizione di particolari competenze: commercialista, esperto legale, medico rianimatore, infermieri e altro. Se mancano queste risorse tra i volontari e l’associazione ne ha bisogno, non ci sono altre strade che l’assunzione o la consulenza. L’importante è che tutti sappiamo del perché di alcune scelte. Il manager solidale deve essere prima di tutto partecipativo.

 

  • I volontari dovrebbero scegliere di donare il proprio tempo all’associazione perché convinti che la mission, la vision, le buone cause o i valori di questa siano meritevoli di essere sostenuti. In parallelo, bisognerebbe scegliere un dipendente o un consulente non solo perché ha un buon CV o perché il preventivo che presenta per la consulenza è basso ma perché dimostra, prima di tutto, conoscenza e condivisione dei valori, della storia e della mission dell’organizzazione.

 

  • In ultimo, la mia esperienza mi porta ad una considerazione. Non c’è miglior dipendente per una odv di un ex volontario della stessa. Se ne ha le capacità e il CV adatto, il suo attaccamento alla mission deve rappresentare un punto a favore.