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#fundraising per la #politica n°90: La Federal Election Commission

Italia e Stati Uniti d’America: possiamo parlare lo stesso linguaggio in tema di fundraising per la politica? Forse e solo in parte.
Negli Stati Uniti i problemi derivanti da un “non controllato” fundraising per la politica sono stati affrontati molti anni fa. Oggi è interessante capire come si sono organizzati rispetto alle elezioni per il Senato, la Camera e le presidenziali.
La Commissione Elettorale Federale (FEC) è un’agenzia indipendente (il temine indipendente è un po’ un eufemismo) nata nel 1975 per regolare la normativa sul finanziamento delle campagne elettorali negli Stati Uniti.
La Commissione è composta da sei membri, che sono nominati dal Presidente degli Stati Uniti e confermati dal Senato. Il mandato per ciascun componente è di sei anni. Per legge, non più di tre commissari possono essere membri dello stesso partito politico.
La Presidenza della Commissione ruota tra i membri ogni anno, con nessun membro che funge da presidente più di una volta durante il suo mandato.
Il ruolo della Commissione è limitato alla gestione delle leggi sul finanziamento della campagna federali. Impone limitazioni e divieti sui contributi e le spese, amministra il sistema di reporting per la divulgazione dei finanziamenti delle singole campagne, indaga e persegue le violazioni e gestisce i programmi di finanziamento pubblico per i candidati alla presidenza.
Il punto interessante è questo: la Commissione pubblica i report sulle elezioni, anche con gli elenchi dei donatori che hanno donato oltre 200 dollari. I donatori compaiono con nome, cognome, indirizzo di casa, datore di lavoro. Questi report sono pubblicati dal 1980. È possibile, per le organizzazioni che si occupano di direct mail, utilizzare questi dati per contattare e sollecitare i donatori. Quindi, è molto semplice avere un quadro chiaro degli orientamenti politici dei singoli elettori/donatori.
I critici sostengono che la maggior parte delle sanzioni della FEC, arrivano spesso in ritardo e che le decisioni sono bloccate dal problema dei voti interni alla commissione: 3 voti contro 3 voti, in rappresentanza delle due aree politiche di maggior influenza nel Paese: democratici contro repubblicani. Non ci sarebbe, dunque, una vera indipendenza dal potere politico ma una affiliazione a questo. Effettivamente, un consiglio con 7 membri avrebbe risolto molti problemi.
È però interessante notare che gli elenchi dei donatori sono alla portata quasi di tutti e questo facilita di moltissimo le azioni di fundraising. Da noi in Italia sarebbe quasi impossibile visti i paletti imposti dalla legge sulla privacy.

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