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Fundraising per la politica ed Elezioni Europee 2019: come è andata a finire

 

Si sono da poco concluse le elezioni per l’assegnazione dei seggi al Parlamento Europeo. I candidati si sono contesi i seggi all’interno di circoscrizioni enormi. Una circoscrizione ampia obbliga non solo il candidato a continui spostamenti ma anche ad avere una “macchina elettorale” dal costo rilevante. Alcuni parlano di 250-300 mila euro per assicurarsi una buona visibilità e quindi la speranza di essere eletti.

Anche in questa occasione, in Italia, si è fatto davvero poco fundraising. Sono pochissime le realtà che hanno attivato raccolte di fondi utilizzando tecniche e strumenti corretti. Eppure, mai come per le elezioni europee, i soldi servono. Da dove arriveranno?

Va detto che i partiti con una rete di circoli hanno maggiori possibilità di entrare in contatto con l’elettorato di chi non è ben radicato sul territorio. Questo vuol dire risparmiare soldi in comunicazione. Ma per tutti gli altri? Chi non ha rete territoriale dovrà necessariamente investire maggiormente in comunicazione: consulenti, eventi di piazza, comizi, incontri, spot televisivi, pubblicità online, manifesti, sedi e molto altro. Dunque, ci sarà bisogno di un flusso di denaro costante. Le soluzioni non sono molte: autofinanziamento, finanziamento lecito e finanziamento illecito.

  • Autofinanziamento può voler dire due cose: finanziare di tasca propria una campagna elettorale (questo potrebbe voler dire che gli eletti saranno solo i più ricchi) o finanziare di tasca propria l’acquiesto delle tessere per la scalata al partito. Il secondo caso non è poi molto raro;
  • Finanziamento lecito: raccolta fondi, meglio se fatta con il fundraising;
  • Finanziamento illecito: raccogliere fondi in maniera occulta con la promessa di future “cortesie” riservate al donatore

Quale sistema è preferibile per la democrazia del nostro Paese?

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