Fund raising e politica 4

 

La presentazione della ricerca sul fund raising politico, ha avuto sicuramente un buon eco. Molti giornali e tv ne hanno parlato e mi dicono che l’abstract della ricerca è stato scaricato già 2000 volte. Il quotidiano economico Il Denaro ha pubblicato un articolo davvero interessante e lo stesso hanno fatto Ansa, Il Mattino, JulieNews, Ferpi, La Repubblica, Il Corriere del Mezzogiorno, Europa e molti altri. I blog sono però quelli che hanno dato maggior risalto alla notizia.

Un “nuovo” mercato si potrebbe aprire in poco tempo offrendo nuove possibilità di lavoro per tutti quelli che si occupano professionalmente di fund raising. 

Riporto l’articolo pubblicato il 10 marzo 2011, sul quotidiano Europa a firma del giornalista Gianni del Vecchio.

“Quando la pancia è piena, ha poco senso scomodarsi per qualche briciola. Anche se quelle briciole, messe assieme, possono diventare una bella fetta di torta. I bulimici partiti italiani incassano tanti soldi dai contribuenti, tramite i rimborsi elettorali, che se ne infischiano bellamente di chiedere altro denaro ai propri elettori sotto forma di donazioni. Del resto, come comparare i dieci euro inviati via web da un giovane militante con i due miliardi e 254 milioni di euro che la politica ha incassato dal 1994 al 2008 e rubricati sotto la dicitura «rimborsi elettorali», stando alle cifre certificate dalla Corte dei conti? Una ricerca della Fondazione Valenzi e del Centro studi sul non profit evidenzia come l’Italia sia fanalino di coda nel fund raising politico, ad anni luce di distanza dagli Stati Uniti e dal Regno Unito.

Nel nostro paese solo 8 partiti su 18 raccolgono fondi attraverso internet, mentre le microdonazioni sono state determinanti per la vittoriosa campagna di Obama del 2008. L’autore dello studio, Raffaele Picilli, oltre a fornire i dati dell’arretratezza italiana, prova anche ad avanzare qualche spiegazione. Prima di tutto, c’è il banchetto dei rimborsi elettorali, che demotiva sia le segreterie di partito che gli stessi elettori a ricorrere alle donazioni. «Il cittadino non sente la necessità o il dovere di sostenere un partito perché lo fa già, indirettamente, pagando le tasse», sostiene Picilli. Ma contano anche le evidenti mancanze da parte di chi dovrebbe coinvolgere quanta più gente possibile nella gestione della cosa pubblica: i partiti sono poco trasparenti nel modo in cui raccolgono e spendono i soldi, danno poca importanza al rispetto del programma elettorale, non fanno scegliere all’elettore il candidato da votare e infine non stimolano la partecipazione attiva.

In questo scenario, dove la vecchia politica trionfa, c’è però qualche eccezione. E sta fondamentalmente dalle parti del centrosinistra. I partiti che fanno raccolta via web sono quasi tutti all’opposizione: Partito democratico, Sinistra ecologia e libertà, Partito radicale, Verdi, Rifondazione comunista e Movimento per le autonomie. Il centrodestra invece è presente solo grazie alla Lega Nord e alla Destra. Grandi assenti invece Popolo delle libertà e Udc. Forse perché, ma questo la ricerca non lo dice, in entrambi i casi domina la presenza di un grosso donatore: naturalmente Silvio Berlusconi per il primo e Francesco Caltagirone per il secondo. Il suocero di Pierferdinando Casini infatti contribuisce a tenere in piedi il partito con grossi versamenti da parte delle sue società. Nel 2008, stando ai tabulati della camera, l’Udc ha potuto contare su 2.210.000 euro di contributi privati (seconda sola a Forza Italia), l’80 per cento dei quali proveniente appunto da un’unica fonte, l’immobiliarista Caltagirone.

Un bel po’ di soldi, spezzettati in 18 tranche da 100mila. Invece nella classifica dei partiti più innovativi che puntano sul web fund raising, a svettare è il Partito democratico. La formazione di Bersani ha affidato a un fundraiser, Milena Grieco, il compito di sviluppare questo tipo di raccolta. Ed effettivamente, come emerge dalla ricerca, il principale partito del centrosinistra ha potenziato la sezione donazioni del sito ufficiale.

Oggi il militante può dare il suo contributo, anche modesto, grazie e un ventaglio di opportunità: si possono fare versamenti con carta di credito e bonifico; c’è lo shop on line in cui si possono comprare magliette e bandiere; si fidelizzano i donatori con una “carta sostenitore” che permette di avere sconti per abbonarsi a Europa e l’Unità.

Cose semplici, ma che nell’universo di arretratezza tecnologica della politica italiana sembrano bizzarre diavolerie.”

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