Fundraising per i Beni Culturali: buon anno alla Reggia di Caserta e grazie a Tommaso

Il nostro Paese potrebbe vivere di turismo. Abbiamo tutto, eppure siamo capaci di utilizzare poco del nostro patrimonio culturale.

Parlando di fundraising, più mi confronto con amministratori pubblici e più mi rendo conto che manca la volontà di voler fare le cose. Non sempre mancano i soldi, ma sempre più spesso manca la volontà e la professionalità. A furia di “sistemare” amici e parenti, la classe dirigente spesso confonde ( o vuole confondere) Trento con Trieste, Pompei con Ercolano…

In Campania, gli scavi di Pompei sono messi malissimo e questa condizione dura da anni… e la Reggia di Caserta è ormai alla frutta.  Servono soldi per sistemare gli edifici, mi dicono. Ma i soldi possono arrivare in due modi: o attraverso gli Enti Pubblici: Europa, Stato, Regione Campania, Provincia, Comune….o attraverso il fundraising. Ma se non si investe in fundraising (e si continua a credere che il FR siano solo le sponsorizzazioni..) è inutile aspettare che piovano fondi privati.

Mi dicono: “non abbiamo soldi”…”non ci autorizzano”…E io rispondo: “davvero? Sicuri? Proprio sicuri?”

La novità è questa: il parco della Reggia di Caserta  resterà chiuso fino a tempo indeterminato e la sala che ospita il Presepe del ‘600 e’700 napoletano farà la stessa fine. La decisione di chiudere gli spazi ai turisti è stata assunta dalla direzione d’intesa con la Soprintendenza, dopo il crollo di alcuni calcinacci. Ma questa non è una novità. Invece, il paradosso tragico e amaro è che la meravigliosa Reggia di Caserta ha meno visitatori del vicino e avviatissimo outlet…che a breve aumenterà la sua capienza di altri 50 negozi !! (dicono che ci sia la crisi…).

Un buon piano integrato di comunicazione, fundraising e marketing potrebbe portare ossigeno alla Reggia…”ma non ci sono soldi” mi dicono, e allora, non è meglio vendere tutto? “Appartamenti vista parco con soffitti affrescati, no intermediari, serve rifare impianti bagno e cucina. Giardino condominiale ampio e alberato”

Vorrei ricordare una persona per bene, il signor Tommaso Cestrone, 48 anni, stroncato da un infarto, noto come “l’angelo di Carditello”, perché da solo e senza alcun obbligo prestava attività di manutenzione alla meravigliosa Reggia borbonica di Cardiello (in provincia di Caserta) da anni abbandonata e ormai finita all’asta (aste che vanno puntualmente deserte..). Cestrone, volontario della protezione civile del comune di San Tammaro, si occupava gratuitamente di ripulire l’esterno e l’interno delle Reggia da rifiuti ed erbacce. Lo faceva perché amava la sua terra ed evidentemente preferiva i fatti alle parole e ai comunicati stampa.

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Comments (2)
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  • Fabiana Martino

    Caro Raffaele,
    le tue sono parole sante. A tutti i funzionari pubblici che facendo spallucce dicono “non ci sono soldi” risponderei “allora cominciamo a tagliare anche il tuo stipendio”. Il fatto è che al sovrintendente ai beni culturali lo stipendio a fine mese arriva indipendentemente dal fatto che la Reggia di Caserta o gli scavi di Pompei siano aperti o chiusi. Questo non è giusto. Chi non sa o vuole fare il proprio mestiere meriterebbe un calcio nel sedere. Detto questo, visto i decenni di incuria e menefreghismo, penso che se ci fossero investitori privati interessati ad acquistare opere d’arte per farle fruttare, con l’obbligo naturalmente di tutelarle e valorizzarle senza stravolgerne la natura (la Reggia non può diventare un albergo di lusso!) sarei propensa. Comunque flussi importanti di turismo creerebbero un indotto consistente a tutto il territorio, ed almeno i monumenti e le opere d’arte non andrebbero in frantumi come invece sta avvenendo nell’incuranza collettiva.
    Fabiana

  • Raffaele Picilli

    Cara Fabiana,
    hai ragione da vendere. Basterebbe davvero poco per migliorare la situazione eppure “fanno spallucce”. Non è vero che non ci sono soldi per le consulenze…quelli si trovano sempre, il problema è: per chi si trovano? Per l’amico di turno che magari non capisce un tubo di nulla ma che poi porta voti al momento giusto. Non siamo un Paese meritocratico e nel Pubblico la parola “meritocrazia” è quasi sconosciuta. Aggiungi poi una sana dose di italica furbizia e il dolce è pronto. Peccato che sia indigesto!

    A presto!!

    Raffaele